Negli ultimi anni, in Italia, sembra emergere chiaramente una tendenza preoccupante: alcuni mestieri e professioni cruciali per il funzionamento della società stanno perdendo il loro appeal agli occhi delle nuove generazioni. Questo fenomeno solleva importanti questioni sul futuro del lavoro e sulle implicazioni che la mancanza di interesse per determinate attività può avere sull’economia e sulla collettività nel suo complesso.
Settori in Crisi e Mestieri svalutati
I settori più colpiti da questa situazione, sembrano essere quelli che coincidono prevalentemente con tutte quelle attività che spesso vengono considerate troppo umili o faticose dai nostri giovani, forse troppo affascinati da una visione utopistica e distorta della vita dipinta spesso con tinte “surreali” dai mass media, tra influencer di successo, talent show e reality; o forse perché spaventati dai notiziari, che tendono, per motivi di mero audience, a focalizzarsi su incidenti e ingiustizie sul lavoro, piuttosto che su accadimenti positivi.
Ed è così che oggi, per le aziende agricole, le industrie, per il settore dell’edilizia e dei multiservizi o, guardando ancora più in fondo nel baratro, per tutte quelle attività di produzione ancora legate all’artigianato e alla tradizione, trovare maestranze è diventata un’impresa epica; persino quando vengono offerte remunerazioni più che dignitose.
Ecco, solo a titolo esemplificativo, alcuni dei mestieri più coinvolti:
- Elettricisti
- Idraulici
- Carpentieri
- Escavatoristi e mulettisti
- Autisti
- Addetti alle pulizie o alla manutenzione
- Falegnami
- Fabbri
Sono tutte professioni che, ai tempi dei nostri nonni, si sposavano perfettamente con il celebre proverbio “il lavoro nobilita l’uomo”; lavori che venivano svolti con fierezza e passione e che oggi, invece, sono per lo più snobbati dalle nuove generazioni, se non addirittura associati al fallimento personale. Inutile sottolineare quanto sia sbagliato e pericoloso questo modo di vedere le cose nell’ottica del futuro del nostro Paese.
Le ripercussioni sull’economia italiana
La mancanza di lavoratori in settori chiave come quelli sopra citati può avere conseguenze significative per l’economia italiana. Non è necessario dilungarsi troppo in tecnicismi per comprendere che la diminuzione della manodopera disponibile potrebbe portare a una riduzione della produzione industriale, a una carenza di manutenzione per infrastrutture e beni pubblici e a una minore efficienza nella coltivazione dei campi e negli approvvigionamenti alimentari di provenienza territoriale, cosa che ci obbligherebbe a dover ricorrere ancora di più all’importazione dall’estero.
Queste problematiche, se non affrontate adeguatamente, potrebbero influire negativamente sul PIL del Paese e sulla sua competitività a livello internazionale. È quindi fondamentale trovare soluzioni per riavvicinare i giovani a queste professioni essenziali, evitando il rischio di un grave squilibrio tra domanda e offerta di lavoro.
La percezione del Lavoro tra le nuove generazioni
Una delle cause di questa situazione, potrebbe trovare le sue radici nella percezione che si ha oggi del concetto stesso di Lavoro. Un recente report di Legacoop e Ipsos evidenzia come il lavoro in generale stia scivolando verso il basso nella scala delle priorità dei giovani italiani, che lo considerano prettamente come un mezzo per guadagnare denaro, un qualcosa che “va fatto e basta”, piuttosto che come un’opportunità di realizzazione personale e contribuzione alla comunità.
Questa prospettiva riflette un cambiamento significativo. Un interessante approfondimento di YesWeWork rivela come molti giovani sembra abbiano perso la consapevolezza del lavoro come parte integrante della propria identità e del proprio contributo alla società. Piuttosto, esso viene visto come un semplice strumento per ottenere l’indipendenza economica, senza una connessione più profonda con la propria realizzazione e il benessere collettivo.
La necessità di un cambio di prospettiva
La situazione, anche grazie a chi opera con dedizione e professionalità nelle Risorse Umane, è ancora sotto controllo, ma la tendenza ad un peggioramento c’è ed è evidente.
Onde evitare di arrivare al proverbiale punto di non ritorno, forse sarebbe il caso che l’intera comunità, a partire da chi opera direttamente nell’economia e nella politica, fino ai mezzi di comunicazione e a chiunque abbia il potere di parlare alle masse, investisse di più sulla valorizzazione del significato della parola “lavoro” e nel sensibilizzare le nuove generazioni sull’importanza di qualsiasi tipo di mestiere all’interno di una comunità, che si tratti di un lavoro di testa o di un impiego manuale.