Lo scorso 16 febbraio, presso la Casa dell’Energia e dell’Ambiente – Fondazione AEM a2a a Milano, si è tenuto il primo appuntamento di Evolution Tech, il nostro spazio di incontro dedicato all’innovazione, nato con l’obiettivo di creare una cultura condivisa, aperta e flessibile nel mondo HR.
L’innovazione è stata la parola chiave, ma numerosi sono stati i temi trattati nel corso dell’incontro: dai data analytics al modello open innovation, dai people analytics al ruolo del chief innovation officer.
I Data Analytics in ambito HR, secondo il Co-founder e Senior Partner di Futureberry Massimo Gennarelli, non hanno più l’intento di misurare la performance delle persone, ma di permettere alle aziende di potenziare la fase di ascolto. Non è possibile, infatti, essere empatici organizzativamente senza mettere al centro le persone. Le aziende stanno iniziando a comprendere che la vera svolta è di natura culturale. Questo vuol dire che stiamo richiedendo alle nostre persone engagement, mindset, assunzione di responsabilità e, allo stesso tempo, imprenditorialità. Per far sì che questi passaggi siano attuabili bisogna designare un ruolo centrale alle persone.
L’obiettivo delle aziende dev’essere lavorare sull’employee experience e capire ciò che accade nella vita del dipendente all’interno dell’azienda. In questo, l’evoluzione dei Data Analytics va verso l’“organizational network analysis”. Quando parliamo di empatia, dobbiamo cercare di comprendere i flussi informativi che vengono generati verso l’interno e l’esterno dell’organizzazione e quali sono gli elementi che permettono all’azienda di trasformarsi. Da questo punto di vista, l’HR gioca un ruolo fondamentale perché la capacità di leggere questo tipo di informazioni permette di far fiorire al meglio i talenti all’interno dell’organizzazione.
Patrick Oungre, Group Head of Innovation and CVC di A2A, ha presentato il modello di Open Innovation ideato dall’azienda. Essendo le organizzazioni sempre più orientate verso le sfide del futuro, il ruolo dell’HR in questo caso è di supporto alle aree aziendali affinché tutti affrontino al meglio il cambiamento. Un vero e proprio abilitatore che prende per mano i colleghi e li guida verso modalità alternative di svolgere il lavoro. Sono proprio le parole di Oungre a spiegarlo: “Il bello del mio lavoro è riuscire a contaminare l’azienda con l’innovazione che proviene anche da realtà esterne, che, come un virus, una volta che colpisce influenza in tutte le sue aree”.
Un altro aspetto positivo che deriva dalla contaminazione aziendale con la realtà esterna è che aiuta a ragionare sugli obiettivi futuri, andando anche a creare know-how. Bisognerebbe, quindi, ridurre gli schemi organizzativi che non permettono lo scambio di conoscenza.
Sempre in a2a, ma con il punto di vista di Mauro Ghilardi, viene sottolineata l’importanza del fallimento: “Dobbiamo trovare il giusto mix tra essere un’azienda che ha dei processi e procedure che garantiscono un’execution perfetta e una che guarda alla sperimentazione e alla cultura”. Per farlo, hanno creato un modello di competenze che alimentasse l’innovazione su tutti i livelli ed è così che è stato coniato il concetto di “essere agili e innovatori”, che si basa su 4 aspetti: guardare fuori, guardare dentro con spirito critico, essere aperti a cambiare ed essere dei semplificatori.
Stare al passo con il business e coglierne gli insight: a questo servono e sono strategici i data anlytics, secondo Loretta Chiusoli di Crif. Essi, infatti permetto di ripensare a tutti i processi aziendali e HR e implementare modelli di competenze data driven, così da porter coinvolgere la popolazione aziendale in modo più proattivo. E riguardo a ciò, Chiusoli dà il suo consiglio: “darsi degli obiettivi anche a breve termini ma aver sempre chiara una roadmap e automatizzare i flussi per arricchire gli HRIS”.
Infine, il punto di Capgemini, offerto da Michelangelo Ceresani, ha fatto luce sull’importanza del ruolo del Chief Innovation Office, il cui profilo si è spostato dalla gestione del funnel dell’innovazione ad essere “mobilitatore” dell’innovazione, con un forte legame con l’evoluzione del mercato e le risposte che le organizzazioni devono dare al cambiamento. Le più grandi sfide di oggi a livello organizzativo sono, forse, la sostenibilità ambientale sociale e la governance aziendale. Pertanto, il Chief Innovation Officer è la figura che ridisegna la people experience e tutte le altre funzioni aziendali.
I temi presenti nell’articolo sono tratti da EVOLUTION TECH del 16/02/2023.
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