Il benessere organizzativo: crocevia di performance, felicità e… un bel mal di testa per l’HR! In un’epoca in cui il 41% dei lavoratori si dichiara “molto stressato” e la disconnessione costa all’economia globale la cifra astronomica di 8.9 trilioni di dollari, non possiamo più permetterci di navigare a vista. Ma attenzione, le soluzioni “facili” come le app di mindfulness potrebbero essere un boomerang se non supportate da una cultura aziendale sana.
Un recente confronto tra direttori HR ha fatto emergere un quadro complesso e stimolante: nonostante gli sforzi, il benessere lavorativo globale non è tornato ai livelli pre-pandemici, anzi, negli ultimi quattro anni si è osservato un preoccupante declino. Emerge, quindi, anche un paradosso: come sottolineato nel report di Gallup “State of the Global Workplace 2024”, la salute mentale è in declino proprio in quella che viene definita “l’età dell’oro del progresso”.
In questo scenario, l’HR si trova di fronte a una sfida cruciale: passare da “gestore di risorse” a vero e proprio architetto di un ambiente in cui le persone possano fiorire. Ma come si costruisce questo ambiente? E, soprattutto, come lo misuriamo in modo efficace, andando oltre le metriche superficiali?
Oltre la Misurazione: Dati, Umanità e il Paradosso dello Stress
L’importanza della misurabilità e della trasparenza dei dati sono alla base dei discorsi della maggior parte delle aziende della Community: l’analisi oggettiva consente di superare i bias soggettivi e di prendere decisioni più informate. Strumenti software specifici possono essere alleati preziosi in questo processo.
Tuttavia, è fondamentale non cadere nella trappola del mero dato quantitativo. Come è stato sottolineato, serve un equilibrio tra dati e umanità. Il benessere è un costrutto complesso, influenzato da fattori tangibili (come un ambiente di lavoro confortevole che può ridurre il turnover) e intangibili (come la percezione dello stress, che può variare significativamente tra settori e generazioni).
È proprio qui il paradosso: ciò che un’azienda considera una politica di benessere efficace potrebbe non essere percepito allo stesso modo dai dipendenti. Questo ci spinge a interrogarci: stiamo davvero parlando la stessa lingua?
Flessibilità, Generazioni e la Leadership del Futuro
La flessibilità lavorativa si conferma un tema caldo, strettamente intrecciato con l’engagement. Ma attenzione: non esiste una “taglia unica” per il benessere. Le diverse generazioni di lavoratori hanno esigenze e aspettative differenti. Un programma di welfare efficace deve essere personalizzato, tenendo conto di questa diversità.
In questo scenario, il ruolo della leadership è cruciale. I manager devono essere in grado di promuovere un ambiente di lavoro positivo, prendendosi cura del benessere e dello sviluppo delle competenze dei propri collaboratori. Non si tratta solo di raggiungere gli obiettivi di business, ma di creare una cultura in cui le persone si sentano valorizzate e supportate.
Tecnologia, Skill First e il Fattore Umano
L’irruzione delle tecnologie intelligenti e il modello “skill first hiring” aprono nuove prospettive per il benessere, ad esempio riducendo il lavoro ripetitivo. Ma attenzione alle zone d’ombra: l’innovazione può generare ansia e disorientamento, soprattutto in lavoratori più “tradizionali” (come gli over 50), richiedendo un’attenta gestione del cambiamento.
Le Domande Che Contano: Una Bussola per l’Azione
La vivace discussione tra i direttori HR ha fatto emergere una serie di interrogativi fondamentali, che rappresentano una vera e propria bussola per orientare le strategie future. In primo luogo, ci si è chiesti: quali sono realmente le iniziative più efficaci per costruire un benessere organizzativo che duri nel tempo, che non sia solo un fuoco di paglia? Non si tratta di trovare la “bacchetta magica”, ma di comprendere quali leve agiscono in profondità sulla motivazione e sulla soddisfazione delle persone.
Un altro nodo cruciale riguarda la comunicazione interna. Come possiamo superare la logica delle comunicazioni unidirezionali e costruire un dialogo autentico e trasparente con i dipendenti? L’obiettivo è trasformare la comunicazione in uno strumento di ascolto e di co-creazione, in cui le voci di tutti siano valorizzate.
Si è poi affrontato il tema della leadership, chiamando in causa la responsabilità dei manager nel promuovere attivamente il benessere. Come possiamo far sì che i leader diventino veri e propri “ambasciatori” di una cultura della cura, capaci di ispirare e di supportare i propri team?
Infine, l’attenzione si è spostata sulla misurazione. Al di là dei tradizionali indicatori quantitativi, quali strumenti e metriche ci consentono di cogliere la complessità del benessere organizzativo? Come possiamo valutare l’impatto delle nostre azioni sulla qualità della vita delle persone, sul loro senso di appartenenza e sul loro sviluppo professionale?
Queste domande non hanno risposte semplici, ma rappresentano una sfida stimolante per ogni professionista HR che voglia essere protagonista del cambiamento.
Questa HRD Square ci ha invitato a ripensare radicalmente il benessere organizzativo: non è un semplice protocollo, ma una trasformazione culturale profonda. I dati del report di Indeed lo confermano: nonostante gli sforzi, il benessere lavorativo globale non è tornato ai livelli pre-pandemici, anzi, negli ultimi quattro anni si è osservato un declino. Questo dato è allarmante e sottolinea l’urgenza di un cambio di passo.
Piuttosto che limitarsi a interventi superficiali, l’HR deve diventare un architetto di ambienti di lavoro in cui le persone si sentano valorizzate nella loro interezza. Come emerge dal report di Gallup, il disimpegno dei lavoratori costa all’economia globale 8.9 trilioni di dollari, evidenziando che il benessere è un fattore economico cruciale. Quindi, investire nel benessere non è un costo, ma una necessità strategica per costruire un futuro del lavoro sostenibile.
I temi presenti nell’articolo sono tratti da HRD Square, la web radio dei direttori HR della Community, in particolare dagli interventi di Sirti, BDO Italia, Starbucks, Facile.it, Cisco, PwC Italy,Oracle, Pirelli, Engineering, Findomestic, Brandart, Birra Peroni e D’amico Shipping.
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