“Dare fiducia significa iniziare a dipendere? Dipendo dal ben volere della persona a cui ho dato fiducia? La fiducia è un concetto complesso e rischioso, strettamente legato all’affidabilità e al tradimento“.
(M. Marzano – Intervento del 12 ottobre 2024 XXI Conferenza Nazionale ICF Italia )
Nella storia la fiducia era la conseguenza dell’onore e della parola data, ma oggi, in un contesto di leadership moderna, assume una nuova dimensione.
Per un manager, dare fiducia significa riconoscere il valore intrinseco delle persone, andare oltre il controllo e scommettere sul loro potenziale. Esiste un margine di rischio e di errore, una responsabilità condivisa tra chi concede fiducia e chi la riceve, che può portare a un’inaspettata affidabilità, poiché la fiducia stessa genera affidabilità.
Il riconoscimento e l’ascolto attivo permettono ai leader di far emergere il valore individuale delle persone, creando un ambiente in cui la fiducia può prosperare.
Come affermava il sociologo George Simmel nel suo libro “Indagine sulle forme di organizzazione” (1908), “Si crede in una persona senza che questa fiducia sia giustificata dal fatto che la persona in questione ne sia degna, talvolta anche senza alcuna prova della sua affidabilità.”
In effetti, la fiducia si basa su un salto nel vuoto, su una credenza che spesso va oltre le prove tangibili. Ma è proprio questo atto di fiducia che innesca la crescita personale e professionale. Per un manager, la vera sfida è costruire fiducia anche in assenza di certezze e creare un ambiente in cui le persone possano esprimere il meglio di sé, senza il peso del controllo.
Il cambiamento più evidente degli ultimi anni nelle organizzazioni è stato il passaggio da un modello gerarchico, basato sull’autorità e sul controllo, a uno più orizzontale, fondato sulla collaborazione e la fiducia reciproca. E’ in questo contesto che le competenze tecniche, pur rimanendo importanti, non sono più sufficienti per garantire il successo di un manager.
Oggi, le soft skill — competenze relazionali e interpersonali — rappresentano la vera sfida, poiché costituiscono la base per instaurare rapporti di fiducia duraturi e per gestire team in maniera efficace e sostenibile. Ma cosa sono e quali sono le soft skills che fanno di un manager un ottimo manager?
Le soft skill sono essenziali per creare e mantenere rapporti di fiducia all’interno di un team. Queste competenze, che comprendono per esempio la capacità di ascoltare (ascolto attivo), la comunicazione empatica, la gestione delle emozioni ed essere di supporto agli altri, sono diventate parte integrante del bagaglio di competenze di un buon manager. Numerosi studi e ricerche dimostrano infatti quanto queste abilità siano determinanti per il buon funzionamento dei gruppi di lavoro e la costruzione di relazioni efficaci.
Vediamole nello specifico:
1. Ascolto Attivo: chi è capace di ascoltare davvero i propri collaboratori è in grado di comprenderne le preoccupazioni, i bisogni e i suggerimenti. L’ascolto attivo non consiste semplicemente nel sentire ciò che l’altro ha da dire, ma nel dare valore al suo punto di vista. Quando le persone si sentono ascoltate, la fiducia cresce esponenzialmente;
2. Comunicazione empatica: essere empatici significa sapersi mettere nei panni degli altri, comprendendo non solo le parole, ma anche le emozioni che si celano dietro di esse;
3. Gestione delle emozioni: un manager che sa gestire le proprie emozioni è in grado di mantenere la calma anche nelle situazioni più complesse, trasmettendo sicurezza al proprio team. Tuttavia, un eccessivo controllo emotivo può rivelarsi controproducente: dare l’impressione di freddezza, artificialità o scarsa trasparenza rischia di minare la fiducia stessa. È quindi importante trovare un equilibrio virtuoso tra autenticità e controllo emotivo, trasmettendo apertura senza perdere la propria centratura;
4. Supporto e sostegno: Essere supportivi significa essere presenti per il proprio team e offrire il giusto supporto quando necessario, sia pratico che emotivo. I manager capaci di fornire risorse mirate sostengono i collaboratori nei momenti di incertezza e rischio, facendo sì che questi ultimi possano affrontare le sfide con maggiore sicurezza;
Per un manager di successo, la costruzione della fiducia non è un atto isolato ma un impegno continuo, fatto di ascolto, empatia e scambio verso l’altro.
Ogni manager ha un significato di fiducia personale, sviluppato nel tempo e attraverso esperienze diverse. Questo significato guida il suo comportamento nel team e influisce sul modo in cui costruisce relazioni. In un contesto di lavoro, allineare questi significati impliciti e chiarire cosa significhi fiducia per ciascun membro del team può facilitare una coesione più solida e autentica.
La fiducia non può essere imposta: si guadagna giorno dopo giorno, alimentando un clima di autenticità e coerenza. Come ci ricorda Simmel, spesso nasce senza prove concrete: è un atto di apertura verso l’altro, e come tale, può far sbocciare il meglio di ciascuno. Investire nel proprio sviluppo umano e relazionale non è solo una scommessa sui risultati del team, ma una scelta che rafforza il legame tra le persone, generando quella stabilità e affidabilità che permettono a un gruppo di evolvere in una vera squadra.
Articolo a cura di Marilena Cavallo, Business Coach per Morici Consulting, azienda specializzata in servizi di sviluppo organizzativo personalizzati e che supporta la creazione di un ambiente lavorativo sostenibile, a favore dello sviluppo personale e professionale delle persone e dei risultati dell’organizzazione.