Secondo il “Corporate Training Market Outlook Report 2025-2030“, l’adozione massiva di piattaforme di e-learning da parte delle imprese è pressoché totale. Il 93% entro la fine di quest’anno. Il trend conferma come la formazione digitale sia un driver insostituibile per la resilienza organizzativa. Le nuove tecnologie consentono di superare i limiti logistici, offrendo accesso immediato, personalizzato e scalabile ai contenuti formativi. Le piattaforme evolvono da semplici repository a veri e propri ecosistemi integrati, con intelligenza artificiale e micro-learning, capaci di fornire competenze just-in-time e di adattarsi ai contesti lavorativi distribuiti. In questo modo, la formazione diventa parte integrante dell’esperienza lavorativa quotidiana, promuovendo inclusione e misurabilità dei risultati.
Il digitale ha aperto nuove strade, come dimostra “Skills of Tomorrow” by Edflex, evento che riunisce i principali player della formazione per discutere di competenze, Ai e futuro del lavoro. Questo format si è rivelato un’occasione preziosa per HR manager e altre figure apicali nelle aziende, per prepararsi a interpretare i trend emergenti, anticipare i bisogni di competenze e costruire strategie efficaci per mantenere competitività e innovazione. Se il futuro si costruisce oggi, la formazione continua è la chiave per trasformare complessità in opportunità tangibili, e talento in valore duraturo.
In questo senso, l’intelligenza artificiale gioca un ruolo sempre più centrale nel trasformare l’apprendimento da un modello “one size fits all” a un percorso su misura, adattato ai ruoli, alle competenze e ai ritmi individuali. L’AI potenzia l’efficienza degli investimenti formativi, eliminando sprechi e colmando i gap reali. Contrariamente a una visione sostitutiva della tecnologia, il suo impiego valorizza il ruolo umano, rafforzando coach e formatori attraverso collaborazioni più consapevoli e mirate. Guardando al 2030, la formazione sarà continua, invisibile, integrata nei flussi di lavoro e guidata da sistemi predittivi che anticipano i bisogni di competenze future.
Ma la digitalizzazione e l’Ai non sono gli unici elementi chiave per il futuro della formazione. Il change management si conferma come una competenza fondamentale per le organizzazioni che devono navigare in mercati in rapida evoluzione e alta complessità. Non si parla più di gestire progetti isolati, ma di coltivare una cultura che ha il cambiamento nel proprio DNA. Questo significa sviluppare soft skill come il growth mindset, la resilienza e la capacità di trasferire competenze in contesti diversi (transilienza). Fondamentale è la sinergia tra uomo e tecnologia guidata da una visione chiara e valori condivisi, oltre a un ruolo centrale per la gestione delle emozioni e la costruzione di un purpose che coinvolga autenticamente le persone.
La leadership stessa si sta trasformando. Non è più prerogativa esclusiva dei manager, ma una competenza diffusa a tutti i livelli organizzativi. Il manager non è automaticamente un leader e serve formazione, coaching e accompagnamento per sviluppare questa capacità. La leadership moderna deve “surfare” la velocità del cambiamento, valorizzare la collaborazione intergenerazionale e saper accettare l’imperfezione come parte del processo di crescita, trasformando errori in opportunità. Generazioni come Millennial e Gen Z chiedono leader autentici, in grado di creare fiducia e coinvolgimento, capaci di guidare team ibridi di persone e intelligenze artificiali, interpretando dati e mantenendo vivo lo spirito umano nel lavoro.
Il purpose aziendale, inteso come la ragione profonda d’esistenza di un’organizzazione oltre il profitto, sta assumendo un ruolo cruciale. Le aziende purpose-driven registrano livelli più alti di motivazione, minor turnover, e una maggiore capacità innovativa e di resilienza nel lungo periodo. È però indispensabile che il purpose non sia solo uno slogan di comunicazione, ma un impegno autentico che permea tutta l’organizzazione a partire dal top management. La sfida è evitare il “purpose drift”, ossia lo scollamento tra dichiarazioni e azioni che minano credibilità e fiducia.
Articolo a cura di Davide Conforti, Managing Director Italia – Edflex