L’International Talent Program (ITP) della HRC Academy, il percorso di formazione internazionale per HR di HRC, ha fatto la sua tappa sulle rive del Tamigi il 3 e 4 luglio. Nello specifico gli HR talent sono stati ospiti dell’headquarters londinese di Vodafone. Il che, già così detto, può apparire accattivante. Lo diviene ancor di più quando si scopre che il gruppo è stato invitato a partecipare a una global web-conference organizzata sul tema diversity & inclusion, con tutto il top management della Compagnia presente. Non solo noi e i partecipanti all’Academy abbiamo avuto il privilegio di respirare l’aria informale e umana con la quale è stato affrontato un tema che, oltre a essere delicato, viene spesso trattato in ambito aziendale con la freddezza dei soli numeri, ma ci siamo ritrovati seduti nello stesso istante in decine di paesi al mondo: ovviamente UK, ma anche USA, Grecia, Italia, Sud Africa, Spagna, India…
Ed è stato proprio questo il valore aggiunto del meeting digitale: ascoltare come la sfida senza tempo dell’inclusione delle diversità viene affrontata in contesti distanti, non solo geograficamente, ma soprattutto culturalmente.
Due messaggi sono rimasti impressi:
- no, non siamo tutti uguali, ed è su ciò che ogni organizzazione, società, gruppo deve fare leva: è nelle diversità individuali e collettive che si trova il valore aggiunto. Qualsiasi diversità.
- In tema di intolleranze verso le differenze, il punto di svolta lo avremo quando le prossime generazioni si troveranno ad affrontare il tema pensando: “boring! La non accettazione delle differenze è un tema del passato!”
Obiettivo utopico? In Vodafone è apparso tutt’altro.
Momento assolutamente emozionale (e probabilmente epocale), che ha glassato tutti i nostri occhi, è stato il video-saluto a Vittorio Colao, per oltre dieci anni CEO Vodafone e da brevissimo dimissionario, seduto accanto a noi.
La giornata ITP è poi proseguita sulle stesse frequenze per i partecipanti ITP, con un workshop dedicato sempre alla divertsity & inclusion, ma anche all’employer branding, con relatori quali Gianluca Ventura Regional HR Director Africa, Middle East, Asia, Pacific, e Karina Govindji, Group Head of Diversity & Inclusion.
Vivace dibattito ha acceso il tema del gender gap: l’occupazione femminile è una sfida che va affrontata dal punto di vista più quantitativo o qualitativo? E ancora: qual è il ruolo del top management nell’incentivare un cambiamento culturale aziendale virtuoso e promuovere l’inclusione? Un rapido turnover ai vertici gioca un qualche ruolo?
Oltre a Vodafone, abbiamo raccolto l’esperienza di Kate Phillips, Head of Resourcing and Talent Acquisition EMEA di BSI Group, che ha arricchito il confronto sul tema employer branding , e il contributo del PhD Friedrick Hölscher, docente a Ashridge Hult ed esperto in ambito Diversity.
Menzione obbligata per le ore dedicate al coaching e all’approfondimento che gli HR dell’ITP hanno avuto nella giornata precedente con la coach Morag McGill. Dato l’argomento dell’evento che ci avrebbe atteso in Vodafone, abbiamo innanzitutto deciso di prendere di petto personalmente il tema diversity, con un momento di team building finalizzato a riconoscere direttamente in noi un messaggio che il compianto George Carlin, nel suo modo irriverente, cercò di spiegarci anni fa: per andare oltre le differenze – linguistiche, culturali, sessuali, individuali…- basta in fondo concentrarci sulle nostre infinite somiglianze come umani. E, credetemi, sono molte più di quelle che ognuno di noi possa pensare.
Spazio poi dedicato ad affrontare il tema dell’onboarding (termine stesso che forse necessita di un opportuno ripensamento), ossia come efficacemente portare a bordo nuovi dipendenti, facendo sì che il processo sia produttivo per l’azienda e costituisca una positiva esperienza per chi è assunto. È ormai opinione consolidata in ambito scientifico che l’idea che noi ci facciamo di una nuova conoscenza si costruisca nei primi secondi di contatto (la “prima impressione”) e poi si cristallizzi, divenendo in seguito difficile da mutare. Bene: anche per un dipendente il primo anno è cruciale nella formazione dell’opinione che lui si fa dell’azienda e che l’azienda, di contro, si fa di lui. Questo, forse, è ancora più vero per i millennials e la Z-generation, che si rapportano oggi con un mercato del lavoro globale e sempre più dinamico.
In ambito integration, si è affrontato il delicato tema del cultural fit e la sfida di rendere espliciti/trasmettibili con forme emergenti (buddy, partecipazione a meeting, peer story telling, ecc.) il sapere culturale – in genere “tacito” – che fa la differenza ma che spesso non viene considerato o affrontato nei programmi tradizionali.
Prossima tappa dell’ITP: Endesa Madrid. Un rapido salto che non vediamo l’ora di fare e, naturalmente, di raccontarvi.
Gianluca Frattini