I dati attuali ci dicono che fino al 2026, l’impatto dell’intelligenza artificiale sui posti di lavoro sarà neutro. Quegli stessi dati però, ci dicono anche che entro il 2033 l’AI avrà creato su scala globale mezzo miliardo di nuovi posti di lavoro. Come possiamo oggi prepararci per le sfide e le opportunità di domani? L’avanzamento delle tecnologie generative non è solo una promessa di trasformazione radicale, ma anche un campo minato di dilemmi etici e operativi.
Un recente studio della società Gartner mostra che il 76% dei leader HR riconosce l’importanza cruciale di adottare l’AI nell’organizzazione delle risorse umane per restare al passo coi tempi, e che per il 2025 il 70% delle organizzazioni pone l’etica dell’uso dell’AI tra le priorità. Questi risultati riflettono un forte impegno verso l’integrazione di tale trasformazione digitale, ma sollevano anche interrogativi sulla sua efficacia e sulla gestione dei rischi, soprattutto quando le decisioni autonome dell’AI possono causare danni significativi. Tale riflessione ci conduce inevitabilmente alle implicazioni etiche e filosofiche circa l’uso dell’AI, in particolare sulla sua capacità di influenzare le decisioni in ambito HR, sollevando anche preoccupazioni sulla privacy, sulle bias e sull’autonomia delle macchine. Come possiamo mantenere un equilibrio tra efficienza e integrità morale?
HRD Square, la web radio con i direttori HR di HRC Group funge da utile osservatorio da cui emerge l’importanza di affrontare questi temi con prudenza, incoraggiando un approccio riflessivo e responsabile, ma considerando nell’equazione tecnologica anche il ruolo cruciale dell’elemento umano. L’integrazione dell’AI, infatti, non può e non deve trascendere dall’interazione con l’uomo, poiché nonostante l’avanzamento della tecnologia, il valore dell’intuizione e dell’empatia umana resta insostituibile. Gli HR manager devono quindi considerare l’AI un “collega aggiunto”, non un sostituto.
Nonostante i progressi a livello globale, in Italia siamo ancora ai primi stadi di questa rivoluzione. È necessario quindi sviluppare le competenze necessarie per gestire queste tecnologie emergenti, completando il primo passo di upskilling. Sfruttare l’AI per migliorare il talento e trasformare le pratiche lavorative, sarà essenziale per costruire un futuro in cui tecnologia e umanità coesisteranno armoniosamente. Questa visione futuristica richiede un impegno continuo da parte delle risorse umane; la guida dell’uso dell’AI è però realmente di loro competenza? Al momento, l’era dell’Intelligenza Artificiale in HR è ancora fatta di domande, promesse e sfide. È cruciale guidare questo cambiamento con una visione chiara e un impegno etico, per garantire che il timone della trasformazione sia nelle mani delle persone. Il mio personale invito è di riflettere su come l’AI possa arricchire la nostra pratica professionale senza perdere di vista l’importanza delle nostre persone, e come possiamo governare in armonia una nuova era di trasformazione con responsabilità e visione.
Scritto da Marco Gallo, Managing Director di HRC Community, l’articolo è stato pubblicato sul primo numero di KIT (Keep in Touch), l’editoriale quadrimestrale curato da Teleperfomance.