L’avvento dell’Intelligenza Artificiale sta rivoluzionando diversi settori e avrà un impatto profondo sullo sviluppo organizzativo aziendale. Per velocità, estensione, portata e intensità di investimenti forse è più opportuno parlare di rivoluzione più che di evoluzione nel modo di lavorare e organizzare le responsabilità in azienda. Un esempio: gli investimenti globali in AI, secondo il report dell’International Data Corporation (IDC), raggiungeranno quest’anno i 110 miliardi di dollari, con una prospettiva di crescita a doppia cifra per gli anni a venire.
Sgomberiamo subito il campo dalle semplificazioni: la rapida evoluzione nella velocità e nella modalità di utilizzo dell’AI non si limita ─ o limiterà ─ all’automazione dei processi, ma sta ridefinendo i modelli organizzativi e operativi delle aziende, richiedendo l’adozione di nuove competenze e professionalità, oltre ad un cambio di mindset e di approccio alla tecnologia.
L’integrazione dell’AI nelle aziende sta promuovendo la transizione da modelli organizzativi tradizionali a strutture più flessibili e agili, basti pensare ai modelli di Smart Organization sempre più adottati e riconosciuti. La collaborazione inter-funzionale, l’adozione dei principi dell’agile e la capacità di elaborare grandi quantità di dati in tempo reale consentono decisioni rapide ed efficaci, elemento imprescindibile per le aziende per adattarsi e rispondere alle mutevoli esigenze del mercato.
Inoltre, l’introduzione dell’AI sta generando la necessità di nuove competenze e nuove figure professionali. Basti citare a tal proposito nuovi ruoli quali i Chief Artificial Intelligence Officers. Un po’ come avvenne anni fa con la digital transformation e i “Chief Digital Officers” e la prima rivoluzione data-driven delle attività marketing. Sono inoltre sempre più necessari anche dei ruoli di supporto della gestione dei modelli di AI utilizzati, ad esempio degli “AI Trainers”, incaricati di formare e supervisionare i sistemi di IA per garantire applicazioni e risultati ottimali di tale tecnologia nelle aziende. L’approccio one size fit all non ha funzionato in passato e con ogni probabilità non funzionerà neanche se applicata ai temi di intelligenza artificiale.
Ma l’AI non ci mette di fronte solo a dati, modelli e analisi. La frontiera è rappresentata in sempre più campi di applicazione alla formulazione di decisioni o di raccomandazioni per le decisioni. Nuovi modelli e modalità di apprendimento che poi sfociano in decisioni o proposte per la presa di decisioni portano o porteranno a spostare l’attenzione anche sul “come si decide”, facendo emergere ruoli quali gli “Ethics and Compliance Officers“, responsabili di garantire il rispetto delle normative e di aspetti etici e legali nell’implementazione e/o nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale.
Se pensiamo al tema competenze e mindset, infine, è facile intuire che l’adozione dell’AI richieda competenze avanzate nella gestione e interpretazione dei dati e degli algoritmi, oltre a soft skill come flessibilità, creatività e problem-solving. Queste ultime sono sempre state e continuano ad essere competenze chiave e una vera e propria dotazione di base per tutti i ruoli in azienda, ma l’avvento massivo dell’AI potrebbe portarle ad un nuovo e più avanzato livello.
A tal proposito, la formazione continua è essenziale per mantenere aggiornate le competenze, considerando che siamo ancora agli inizi di questa rivoluzione tecnologica e molti aspetti sono destinati a evolvere rapidamente.
La sfida in termini di mindset, oltre che sull’ imparare e l’adottare le nuove tecnologie, si gioca inoltre sull’accettazione di questa nuova rivoluzione del modo di lavorare.
Tutto questo è infatti ipotizzabile pensando all’intelligenza artificiale come un “companion” per il lavoratore moderno, anziché un suo sostituto. Uno scenario futuro (o forse già presente) in cui l’esecuzione delle attività potrebbe essere svolta dall’AI, in quanto più efficiente e forse in alcuni aspetti anche più accurata di una persona, mentre il governo, l’evoluzione e l’adozione potrebbero rimanere in capo alle persone, che possono quindi dedicarsi maggiormente ad attività a valore aggiunto. Non una sostituzione uomo-macchina, ma un nuovo equilibrio di attività, responsabilità e professionalità.
In conclusione, l’adattabilità delle organizzazioni e dei modelli di formazione, insieme ad un mindset orientato al cambiamento, saranno fondamentali per affrontare con successo le sfide e cogliere le opportunità offerte dall’AI nel futuro aziendale. Non solo dati e analisi, ma un nuovo ecosistema lavorativo da fare proprio.
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