Le imprese, in un contesto lavorativo così mutevole, complesso e interconnesso, sono chiamate a ripensare il loro ruolo nella vita dei propri collaboratori. Il benessere organizzativo non è più un nice-to-have, ma un elemento centrale per la sostenibilità aziendale, la retention dei talenti e l’innovazione. Il tradizionale approccio al welfare, spesso centrato su benefit economici standardizzati, sta lasciando spazio a modelli di people care integrati, più capaci di intercettare i bisogni reali, individuali e mutevoli delle persone.
Secondo l’8º Rapporto Censis-Eudaimon, il 64% dei lavoratori italiani considera l’azienda un punto di riferimento per il proprio benessere complessivo. Un dato che conferma una trasformazione culturale: sempre più persone si aspettano dall’organizzazione un supporto concreto nel bilanciamento tra vita privata e professionale, salute psicofisica, progettualità personale e senso di appartenenza.
L’evoluzione del People Care
Parlare di people care oggi significa adottare uno sguardo olistico, che considera i collaboratori non solo come risorse professionali, ma come individui complessi, con esigenze che spaziano dal supporto familiare all’equilibrio emotivo, dalla crescita personale alla gestione del tempo. Un approccio evoluto che si riflette in alcune priorità operative per le HR:
- Favorire ambienti di lavoro inclusivi e orientati all’ascolto;
- Integrare strumenti digitali che semplifichino l’accesso ai servizi di supporto;
- Leggere in modo proattivo i bisogni delle persone attraverso dati e feedback;
- Sostenere modelli flessibili e personalizzabili di benessere.
A conferma di questa tendenza, stanno emergendo nuove soluzioni tecnologiche pensate per accompagnare i collaboratori nella gestione quotidiana delle proprie esigenze. Tra queste, piattaforme come Euty – sviluppata all’interno dell’ecosistema di soluzioni per il wellbeing – mirano a offrire un punto d’accesso personalizzato a contenuti informativi, servizi pubblici e privati, consulenze specialistiche e supporto operativo.
Il caso di Luisa e oltre: dal bisogno individuale all’impatto sistemico
Un esempio concreto: Luisa, 39 anni, madre di un bambino con disturbi specifici dell’apprendimento, ha trovato nella piattaforma uno strumento utile per orientarsi tra risorse disponibili e percorsi di supporto, combinando servizi pubblici (SSN) e privati. Il risultato? Un accesso più rapido ed efficace al supporto necessario, con un impatto tangibile anche sulla sua motivazione e serenità lavorativa.
Ma i benefici non si fermano al singolo. In contesti organizzativi più ampi, strumenti digitali di questo tipo possono generare impatti sistemici: mappatura dei bisogni reali della popolazione aziendale, ottimizzazione dei processi HR, maggiore inclusione, engagement e riduzione dello stress organizzativo. Alcune realtà hanno già sperimentato come l’adozione di piattaforme digitali integrate abbia facilitato il disegno di iniziative di wellbeing mirate, misurabili e in linea con gli obiettivi ESG aziendali.
Insight e scenari futuri
Secondo le ultime indagini dell’Osservatorio sul Welfare Aziendale, i dipendenti che accedono regolarmente a servizi strutturati di people care riportano una maggiore soddisfazione e un miglior bilanciamento vita-lavoro. Anche il ruolo delle HR ne risulta trasformato: da gestori di benefit a facilitatori del benessere diffuso, capaci di leggere dati, attivare risposte mirate e accompagnare l’organizzazione nella costruzione di un clima più equo, umano e produttivo.
La digitalizzazione del wellbeing rappresenta oggi una leva competitiva ancora in fase di esplorazione. L’integrazione tra tecnologie smart, servizi personalizzati e cultura del people care apre a un futuro in cui ogni collaboratore può trovare risposte rapide, inclusive e coordinate alle proprie esigenze. Ed è proprio questo il terreno su cui si giocherà la differenza tra aziende resilienti e organizzazioni ferme a modelli del passato.
Un nuovo pilastro
Il wellbeing non è più un’iniziativa accessoria, ma un pilastro della strategia organizzativa. Le imprese che sapranno innovare in questa direzione saranno anche quelle più capaci di attrarre talenti, valorizzare le diversità, affrontare il cambiamento e crescere in modo sostenibile.
In questo scenario, best practice come Euty – nate da una lunga esperienza nel welfare aziendale – offrono spunti concreti per tradurre la complessità in soluzioni accessibili e personalizzate. Ma la vera sfida sarà quella di trasformare la tecnologia in cultura, e gli strumenti in visione.